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Date a Cesare…
Piazza Trento e Trieste e il suo parcheggio
Franco Isman


piazza Trento e Trieste
senza automobili ! - foto Franco Isman

La piazza principale della città è finalmente tornata ad essere una piazza e non uno sconcio parcheggio. Non ci può essere monzese che non lo apprezzi, anche quelli che del "cantinone" e delle sue modalitā di realizzazione non erano contenti.

Il merito sta tutto nella caparbia volontà di Michele Faglia, della sua giunta e della scarsa ma super compatta maggioranza in consiglio comunale. L'opposizione di allora aveva fatto di tutto e di più per contrastare i lavori con argomentazioni faziose, ricorsi alle autorità amministrative, scatenamento dei venditori ambulanti, richiesta di tardivi referendum e quant'altro. Dà quindi fastidio l'attuale appropriazione del merito proprio da parte di coloro che con la loro azione erano riusciti a ritardare di qualche anno i lavori ma, per la campagna elettorale in corso, tutto fa brodo. Per la verità il sindaco Mariani all'inaugurazione ha dato atto a Faglia del lavoro compiuto.

E veniamo alla piazza, un po' spoglia ma sarà probabilmente arricchita con elementi di arredo urbano, con pochi e stitici alberelli in sostituzione dei famosi bagolari davanti al municipio che erano stati tagliati con un colpo di mano per facilitare i lavori. Una curiosità: la piazza è in pendenza ma gli alberi erano più alti e più grossi man mano che si scendeva, tanto che compensavano questa pendenza ed arrivavano tutti alla medesima altezza rispetto al fabbricato, questione di falda evidentemente (cfr."Pratum Magnum").

Nel progetto originario, vincitore del concorso, il monumento ai caduti, “L'ondata gloriosa d'assalto” dello scultore Enrico Pancera, come ci ricorda Carlo Vittone nella sua bella pubblicazione omonima, fresca di stampa, era previsto venisse abbassato al piano della piazza e sul davanti, nello spazio recuperato, avrebbero dovuto esserci dei piccoli zampilli intermittenti da attivare, evidentemente, quando vi passava qualcuno accanto…
Il monumento era stato assiemato in opera saldandone i diversi pezzi ed appoggia su muretti in mattoni; estremamente difficile, per non dire impossibile, un suo qualsiasi spostamento senza ricorrere ad un nuovo sezionamento, giustificata quindi la decisione di lasciarlo nella originaria posizione, senza alcuno spostamento.

la roggia finta la roggia finta lo stemma del Comune
foto Franco Isman

In consiglio comunale poi, se non erro su proposta del consigliere Ettore Radice, era stato deciso di recuperare un tratto della roggia Pelucca, che fino al termine del 1800 passava di lì e, durante i lavori, erano stati fatti alcuni sondaggi. Di fatto è stato realizzato un finto tratto di roggia molto in superficie in cui circola a ciclo chiuso dell'acqua. Molto, ma molto discutibile. I bravi brianzoli, durante il passeggio del sabato, vi gettano una monetina, soltanto di rame, centesimi cioè, tanto per non smentire la loro fama.

Molto curata e molto bella la pavimentazione in pietra con un disegno semplice e non invasivo e con l'inserimento di stimolanti simboli e dello stemma del Comune.

un ingresso il municipio dall'ingresso
foto Franco Isman

E veniamo al parcheggio. Si tratta di un parcheggio, punto e basta, senza alcuno spazio per la collettivitā integrato con la piazza soprastante, come era stato a suo tempo rilevato criticamente da alcuni. A parte questo č molto bello e funzionale come i moderni parcheggi sono, con due elementi cubici per l'accesso del pubblico, anche questi molto discutibili. Molti moderni parcheggi ubicati sotto importanti piazze non hanno alcun manufatto in vista, due esempi per tutti: piazza Diaz a Milano e piazza Walter a Bolzano. L'accesso dei portatori di handicap può essere assicurato con l'installazione di appositi marchingegni senza sconciare la superficie della piazza. In via del tutto subordinata questi cubotti avrebbero potuto essere più bassi di almeno un metro.

il garage
foto Franco Isman

Ma era utile e necessario cotanto parcheggio?
Lo abbiamo scritto in apertura: l'aver tolto le automobili dalla superficie rappresenta un enorme pregio, ma un conto è il parcheggio destinato a chi in centro abita o lavora: i posti macchina privati, i settanta posti destinati al Comune, che davvero servono a “cacciare” sotto terra le automobili che altrimenti sosterebbero fuori. Tutt'altra cosa sono i 250 posti a rotazione, destinati alla sosta anche breve che perpetuano, anzi aumentano, il traffico di chi per comprare un tanga in via Italia “deve” parcheggiare il Suv a non più di venti metri. Parcheggi a corona del centro già ce ne sono, da quello di piazza Cambiaghi a quello di via Gramsci, ed aver fatto un parcheggio a rotazione nell'ombelico della città è, a parere mio ma anche di urbanisti importanti (cfr. la lettera di Bruno Zevi di vent'anni fa), un grave errore.

Piazza del mercato era il nome della piazza, e il mercato con le bancarelle degli ambulanti, di generi alimentari e non, lì era rimasto per lunghissimi anni riuscendo il giovedì, dimostrazione davvero di potenza, a scacciare anche le automobili che dovevano trovarsi un altro ubi consistam (andando addirittura ad ingombrare piazza Roma). Ma questa destinazione storica giustifica la permanenza delle bancarelle nella piazza principale di una città di 120.000 abitanti? A giudizio di alcune forze politiche di diversa matrice ed in particolare della giunta Faglia sicuramente sì; da qui la rassicurazione agli ambulanti che in piazza Trento e Trieste sarebbero tornati e da qui anche il pretesto di alcuni per un ricorso al TAR non essendo l'amministrazione comunale in grado di dare tempi certi in quanto erano state stralciate dal progetto appaltato le sistemazioni in superficie.
Teniamo presente che la sistemazione di tutte le bancarelle, secondo il progetto vincitore del concorso, comportava, come già detto, l'abbassamento del monumento con il recupero quindi dei raccordi a verde nonché l'utilizzo della intera piazza Carducci con l'abbattimento di tutti gli alberi.

L'attuale amministrazione è stata a lungo combattuta sul da farsi, costantemente, e un po' strumentalmente, sollecitata dall'opposizione a prendere una decisione. Adesso pare che sì, il mercato tornerà in piazza ma più avanti nel tempo, eliminando bancarelle e camion attrezzati e ricorrendo a strutture unificate di maggior pregio. Soluzione di compromesso probabilmente poco gradita alla maggioranza degli ambulanti. Il personale parere di chi scrive è che il mercato stia benone in piazza Cambiaghi dov'è adesso, piazza sufficientemente centrale per l'indispensabile frequentazione di… massa. Non è certo come nell'ipotesi tempo addietro ventilata di spostare il mercato nell'area di via Mentana: lì si trattava davvero di “mandarli al macello”.

Franco Isman


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Giuseppe Poliani
May 19, 2009 10:29 PM

E diciamolo, onestamente, senza nessun spirito di rivalsa: quel palazzo con le corna (le antenne dei telefonini) stona, opprime, non c'entra nulla con il contesto attorno, tronca la prospettiva. Immaginate il vuoto (con una fontana ?) con al fondo il palazzo delle imposte, la bella facciata di S. Maria in Strada con intorno le case basse, e sullo sfondo a sinistra via Italia che riprende.
Tutta un'altra cosa.
 
Facciamo una grande opera. Abbattiamo il palazzo dell'UPIM, mattone su mattone, pezzo per pezzo, un'opera da artigiani. Come sanno fare gli italiani.
Ripristiniamo il bello.
 
Giuseppe Poliani



Paolo Cadorin
May 20, 2009 6:34 PM

Caro Isman
ho letto l'articolo e volevo solo riferirti che la questione della roggia Pelucca era stata da me sollevata con uno studio storico inviato al sindaco di allora Faglia. Lo studio, che ha poi visto risposta, è pubblicato nel mio libro Historiola Monzese, col titolo La vexata quaestio della roggia Pelucca: tantillus rivus tantum cavillator.
Tanto ti dovevo

Paolo Cadorin

P.S.
Faccio seguito alla tua richiesta di chiarimenti.
Che io sappia l'unica roggia che passava da quelle parti è la roggia Pelucca che puoi vedere tracciata nella carta topografica del 1721, altre in centro non ve ne sono. Nel mio studio presentato a Faglia, ho riprodotto anche la mappa cinquecentesca (in allegato) che illustra la parte occidentale della contrada d'Ingino; il quadrilatero di via Italia, Passerini, Osio, Manzoni. Lì si vede chiaramente il fontanile (roggia Pelucca) che taglia la via Piermarini detta "via inusitata per
causa del fontanile del rabbia". La roggia in centro fu coperta nel 1813 mentre alcuni tratti a cielo aperto esistevano ancora nel 1938 in corso Milano e via Casati. Altro non saprei che dire.



Qui c'è un piccolo mistero da chiarire. Arengario nelle sue “cartoline”, in gran parte opera di Alfredo Viganò (ma questa no), ne ha pubblicato una dal titolo “La trattoria dell'Angelo in piazza Mercato”.
La trattoria, ubicata proprio nell'angolo della piazza in due case demolite negli anni Venti, ha davanti quello che sembra il parapetto di una roggia, e non si capisce cos'altro possa essere.
La data della fotografia è certa: la bimba per mano ad un signore con il cappello è Giovanna (Gianna) Stucchi, figlia di Ambrogio, titolare della trattoria, nata nel 1902, la foto quindi dev'essere, anno più, anno meno, del 1904.
Ma allora, quando è stata coperta la roggia ?

Franco Isman



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  18 maggio 2009